Quanto segue avveniva nella giornata di ieri, domenica 05 luglio 2009 sulla spiaggia di una imprecisata loclaità balneare italiana.
Il contenuto della narrazione non è granchè edificante, ma alcuni punti sono fondamentali per la comprensione della psiche umana, specie riguardo alle modalità con le quali un singolo individuo si rapporta alla massa e come la massa agisce sul singolo individuo o su piccoli gruppi.
Due ragazzi e tre ragazze, tutti tra i 20 e i 26 anni arrivarono in spiaggia sul tardo pomeriggio. Abbandonarono le loro biciclette a ridosso degli scogli e salirono sul camminatoio. Li si sedettero, le gambe a penzoloni poichè tra il camminatoio e l'acqua correva una sottile striscia di sabbia bagnata dalle onde.
Iniziò un certo frastuono, essendo il gruppo decisamente rumoroso. Si poterono udire battute e pseudo battute tipiche dei maschi in cerca disperata di attenzione femminile dopo lungo periodo di magra.
Le "prede" in effetti non erano certo delle Venere di Botticelli, ma quando la fame è tanta e l'astinenza pure.. come si dice "basta che respiri".
Nell'aria si poteva percepire chiaramente quanto uno strato di densa nebbia, l'aspettativa.
Era evidente che i maschi del gruppo avevano fiutato la possibilità (in quel momento probabilmente del 50%) di "beccare del buono" entro sera.. le femmine in effetti erano sciocchine quel tanto da far capire che una certa disponibilità non era da scartare.
Uno dei baldi giovani, quello che probabilmente costituiva la mente pensante (sempre che di mente si possa parlare) scese dal camminamento e percorse i due metri di sabbia e roccia fino ad arrivare all'acqua del mare. L'altro (quello che invece rappresentava il braccio esecutore o il fornitore di ispirazioni per i commenti del primo), un piccolo e scuro rappresentante della razza umana maschile, sfoggiando una criniera ricciuta probabilmente non lavata da eoni, si avvicinò anche lui all'acqua e partì una Babele di commenti del tipo:
"Oh, ma guarda che colore ha l'acqua.. è GIALLA! Mi ricorda qualcosa..."
e risatine delle femmine.
Poi ancora:
"Ah, io non mi fido mica ad entrarci...con quel colore strano..."
E via di seguito; battutine continue, a raffica, in spiccato accento bolognese e una più triste dell'altra. Le risatine femminili incorniciavano la situazione rendendola ancora più patetica.
Lo gnomo ricciuto, all'affermazione del suo amico pensante:
"Guarda! C'è un granchio!"
si tolse le ciabatte, le immerse nell'acqua, chiudendole una sull'altra e ne sollevò uno spaventato granchio delle dimensioni del palmo di una mano.
Portato sul camminatoio ne fece bella mostra davanti alle elettrizzate femmine.
Pensante e gnomo ricciuto iniziarono una serie di battute del tipo:
"Oh guarda.. io vorrei sapere cos'è quell'enorme schifosa bolla che ha in bocca!"
"Ma guarda, gli manca un chela.. ah eccola, è rimasta attaccata alla ciabatta ahahah"
Seguivano risolini e affermazioni di stupore e divertimento; imitazioni corporali dei movimenti del granchio, che sottratto improvvisamente al suo ambiente naturale, continuava a cercare di fuggire. La fuga gli veniva ovviamente impedita dal maschio pensante che con le ciabatte (mai con le mani, ed è un peccato; esser pavido di fronte ad un granchio non giova all'immagine..) lo bloccava o sospingeva.
Il gruppo di persone adulte continuò a dilettarsi col giocattolo di turno in atteggiamenti che dovrebbero semmai essere tipici di un bambino di 3 anni.
Ora, si può certamente dire che quel che un bambino di tre anni fa, di bene o di male, lo fa a titolo di curiosità, di scoperta, poichè ancora gli deve essere insegnato cosa significa scoprire con empatia...
Ma la curiosità non fa parte dell'atteggiamento di un maschio adulto che cerca disperatamente di pavoneggiarsi attingendo alle risorse del luogo in cui si trova; esso infatti finisce per agire sotto il totale controllo degli ormoni, che obnubliano le funzioni cerebrali (le poche che la natura gli ha fornito) fino a renderle decisamente inferiori appunto a quelle di un granchio.
Alcune delle ragazze, dopo qualche minuto di giochini sempre più pesanti, intonarono un debole e stentoreo:
"Dai, rimettilo in acqua.. ti prego.."
E questa frase poteva essere indicativa di gruppo male assortito poichè in genere nei gruppi di ragazze vi sono le api regine e gli scarti e difficilmente uno scarto si oppone all'ape regina. Il commento poteva esser partito da uno scarto in un impeto di coraggio, oppure da un'ape regina in vena di fare la sentimentale solo per attirare l'attenzione. In ambo i casi il tutto costituisce uno spettacolo molto triste, specie nel primo caso, in quanto indicante una chiara mancanza di coraggio e di individualità nonchè di autostima di fronte al gruppo. Pochi in realtà riescono ad opporsi al gruppo, specie in giovane età poichè ciò significa si distinguersi e crescere come individuo, ma anche ritrovarsi soli.
Ma torniamo alla cronaca: circa dieci minuti più tardi pareva che finalmente il triste spettacolo avesse fine e che la povera creatura fosse riportata in acqua quando invece lo gnomo criccone ebbe la stratosferica e geniale idea di metterlo in un bicchierino di plastica e sistemare il tutto in acqua, creando l'allucinante immagine di un granchio naufrago in balia della marea. Se le onde, pietosamente, non avessero risospinto il bicchierino verso la riva al granchio sarebbe toccata la fine dell'arso vivo, pur galleggiando sull'elemento vitale che lo avrebbe potuto salvare. Uno scherzo davvero macabro; una fine inutilmente crudele.
Per la seconda volta parve che il gioco fosse finito e il bicchierino venne rovesciato in acqua dal ricciuto zozzone la cui voce ancora non si era udita e che si presume, col senno di poi, che non avesse il dono della favella.
Ma un'ultima spiacevole sorpresa aspettava il povero animale perchè essendo lui, evidentemente l'unico argomento di conversazione disponibile all'interno del gruppo, venne nuovamente ripescato da impietose ciabatte e riportato sulla sabbia, dove iniziò una specie di balletto gnomo-granchio con cigliegina sulla torta: le immancabili risate generali.
La cosa era andata avanti un pò troppo e sarebbe finita male (per il granchio).
Rabbia si alzò e si diresse fino al granchio, camminando impassibile in mezzo al gruppo. Si chinò, prese il granchio tra le mani, si avvicinò di qualche passo al bagnasciuga e con un leggero movimento verso l'alto ed in avanti, lo fece cadere a qualche metro dalla riva, dove, essendo l'acqua molto più profonda, non poteva essere ripescato.
Si voltò e senza guardare nessuno ritornò da dove era venuta, pulendosi le mani dalla sabbia sul costume.
Vi fu un iniziale sbigottimento generale al quale seguì quella che avrebbe dovuto essere una battuta intelligente e spiritosa dell'uomo pensante, giacchè era l'unico ad aver dono della favella. Egli disse:
"Che gesto!!"
in tono falsamente ammirato.
Ma il fatto che guardasse verso il mare e non dritto in faccia a Rabbia; il fatto che avesse capito al volo di che tipo gesto si trattasse (animalista); il fatto che il tono fosse più dimesso e le risatine molto più stentoree; tutto questo parlava chiaramente di qualcuno che aveva subito una umiliazione e, peggio ancora, che era stato svergognato di fronte all'oggetto del suo desiderio, vale a dire le femmine.
A peggiorare la sua pessima figura, che forse gli avrebbe compromesso la conquista, vi fu la risposta di Rabbia:
"Il primo gesto intelligente da un quarto d'ora a questa parte".
Avrebbe dovuto bastare, ma se anche la faccia non era più salvabile, almeno l'ultima parola doveva averla lui. E così, cadendo ancora più in basso borbottò, in tono falsamente divertito e pateticamente profetico:
"Eeeehhh, salveranno il mondo!!"
Rabbia non rispose e pensò che sicuramente nessuno poteva salvare il mondo finchè in giro circolavano individui del genere.
Rimase sdraiata pensando con una certa soddisfazione che probabilmente lei era stata l'unica a raccogliere il "pericoloso crostaceo" a mani nude e che era stata l'unica ad infrangere il debole ma apparentemente indistruttibile vetro che separa un gruppo dal mondo circostante, a spezzare l'autorità. Rabbia sapeva che un gesto del genere nei confronti di quello che si credeva un maschio alfa, sicuramente non era stato ben digerito e si trastullò al pensiero..
Andarsene da li sarebbe stato molto più facile per Rabbia, ma rimanere significava imporre la propria presenza, anche in silenzio, perchè essa era palpabile e il colpo inferto decisamente duro.
Per oltre 15 minuti non si parlò d'altro nel gruppo, in toni sommessi e falsamente divertiti, quasi il gesto di Rabbia fosse stato paragonabile allo scatto d'ira di uno schizofrenico.
Poi forse il gruppetto comprese che era meglio seppellire l'argomento perchè proprio non faceva ridere, anzi, disturbava il clima di corteggiamento. Era meglio dimenticare subito e non compromettere la serata.
Fu allora che Rabbia raccolse le sue cose e se ne andò.
E se ne andò ben sapendo che certi episodi, sebbene possano esser seppelliti apparentemente, lasciano addosso uno strato di appiccicoso disagio e un'eco di delusione, per molto tempo...
In realtà questo episodio non ha nulla di straordinario, anzi, rappresenta la classica, stereotipata situazione in cui un gruppo si forma e interagisce.
Dimostra come all'interno del gruppo vi siano persone che giocano al comando, servendosi di fedeli scudieri, e persone che restano a guardare, dilettandosi nella consapevolezza di trovarsi al centro dell'attenzione e di essere oggetto di desiderio, oppure nascondendosi nel silenzio, troppo spaventate per azzardarsi a metter piede fuori dall' "area protetta".
Talvolta da simili circostanze ne esce qualche carattere forte. Sbagliando, osservando, imparando qualcuno riuscirà a diventare un individuo nell'accezione più completa del termine. Saprà uscire dal guscio, scoprire se stesso quel tanto che basta per autoriconoscersi come essere esistente aldifuori di confini di gruppo. Potrà riconoscere come suoi taluni pensieri e come sue talune opinioni e imparerà ad esporle ed imporle se necessario, senza timore dell'opinione altrui, per quanto autoritaria possa essere.
Ma la maggior parte di loro.. beh, resterà nel proprio piccolo, racchiuso, stagnante angolo di mare, a cacciare spasmodicamente il proprio granchio. Nessuna evoluzione, nessuna scala da salire, nessun progresso delle emozioni o delle aspirazioni o della consapevolezza.
Forse è il percorso più facile.
Ma è infinitamente triste.
Il contenuto della narrazione non è granchè edificante, ma alcuni punti sono fondamentali per la comprensione della psiche umana, specie riguardo alle modalità con le quali un singolo individuo si rapporta alla massa e come la massa agisce sul singolo individuo o su piccoli gruppi.
Due ragazzi e tre ragazze, tutti tra i 20 e i 26 anni arrivarono in spiaggia sul tardo pomeriggio. Abbandonarono le loro biciclette a ridosso degli scogli e salirono sul camminatoio. Li si sedettero, le gambe a penzoloni poichè tra il camminatoio e l'acqua correva una sottile striscia di sabbia bagnata dalle onde.
Iniziò un certo frastuono, essendo il gruppo decisamente rumoroso. Si poterono udire battute e pseudo battute tipiche dei maschi in cerca disperata di attenzione femminile dopo lungo periodo di magra.
Le "prede" in effetti non erano certo delle Venere di Botticelli, ma quando la fame è tanta e l'astinenza pure.. come si dice "basta che respiri".
Nell'aria si poteva percepire chiaramente quanto uno strato di densa nebbia, l'aspettativa.
Era evidente che i maschi del gruppo avevano fiutato la possibilità (in quel momento probabilmente del 50%) di "beccare del buono" entro sera.. le femmine in effetti erano sciocchine quel tanto da far capire che una certa disponibilità non era da scartare.
Uno dei baldi giovani, quello che probabilmente costituiva la mente pensante (sempre che di mente si possa parlare) scese dal camminamento e percorse i due metri di sabbia e roccia fino ad arrivare all'acqua del mare. L'altro (quello che invece rappresentava il braccio esecutore o il fornitore di ispirazioni per i commenti del primo), un piccolo e scuro rappresentante della razza umana maschile, sfoggiando una criniera ricciuta probabilmente non lavata da eoni, si avvicinò anche lui all'acqua e partì una Babele di commenti del tipo:
"Oh, ma guarda che colore ha l'acqua.. è GIALLA! Mi ricorda qualcosa..."
e risatine delle femmine.
Poi ancora:
"Ah, io non mi fido mica ad entrarci...con quel colore strano..."
E via di seguito; battutine continue, a raffica, in spiccato accento bolognese e una più triste dell'altra. Le risatine femminili incorniciavano la situazione rendendola ancora più patetica.
Lo gnomo ricciuto, all'affermazione del suo amico pensante:
"Guarda! C'è un granchio!"
si tolse le ciabatte, le immerse nell'acqua, chiudendole una sull'altra e ne sollevò uno spaventato granchio delle dimensioni del palmo di una mano.
Portato sul camminatoio ne fece bella mostra davanti alle elettrizzate femmine.
Pensante e gnomo ricciuto iniziarono una serie di battute del tipo:
"Oh guarda.. io vorrei sapere cos'è quell'enorme schifosa bolla che ha in bocca!"
"Ma guarda, gli manca un chela.. ah eccola, è rimasta attaccata alla ciabatta ahahah"
Seguivano risolini e affermazioni di stupore e divertimento; imitazioni corporali dei movimenti del granchio, che sottratto improvvisamente al suo ambiente naturale, continuava a cercare di fuggire. La fuga gli veniva ovviamente impedita dal maschio pensante che con le ciabatte (mai con le mani, ed è un peccato; esser pavido di fronte ad un granchio non giova all'immagine..) lo bloccava o sospingeva.
Il gruppo di persone adulte continuò a dilettarsi col giocattolo di turno in atteggiamenti che dovrebbero semmai essere tipici di un bambino di 3 anni.
Ora, si può certamente dire che quel che un bambino di tre anni fa, di bene o di male, lo fa a titolo di curiosità, di scoperta, poichè ancora gli deve essere insegnato cosa significa scoprire con empatia...
Ma la curiosità non fa parte dell'atteggiamento di un maschio adulto che cerca disperatamente di pavoneggiarsi attingendo alle risorse del luogo in cui si trova; esso infatti finisce per agire sotto il totale controllo degli ormoni, che obnubliano le funzioni cerebrali (le poche che la natura gli ha fornito) fino a renderle decisamente inferiori appunto a quelle di un granchio.
Alcune delle ragazze, dopo qualche minuto di giochini sempre più pesanti, intonarono un debole e stentoreo:
"Dai, rimettilo in acqua.. ti prego.."
E questa frase poteva essere indicativa di gruppo male assortito poichè in genere nei gruppi di ragazze vi sono le api regine e gli scarti e difficilmente uno scarto si oppone all'ape regina. Il commento poteva esser partito da uno scarto in un impeto di coraggio, oppure da un'ape regina in vena di fare la sentimentale solo per attirare l'attenzione. In ambo i casi il tutto costituisce uno spettacolo molto triste, specie nel primo caso, in quanto indicante una chiara mancanza di coraggio e di individualità nonchè di autostima di fronte al gruppo. Pochi in realtà riescono ad opporsi al gruppo, specie in giovane età poichè ciò significa si distinguersi e crescere come individuo, ma anche ritrovarsi soli.
Ma torniamo alla cronaca: circa dieci minuti più tardi pareva che finalmente il triste spettacolo avesse fine e che la povera creatura fosse riportata in acqua quando invece lo gnomo criccone ebbe la stratosferica e geniale idea di metterlo in un bicchierino di plastica e sistemare il tutto in acqua, creando l'allucinante immagine di un granchio naufrago in balia della marea. Se le onde, pietosamente, non avessero risospinto il bicchierino verso la riva al granchio sarebbe toccata la fine dell'arso vivo, pur galleggiando sull'elemento vitale che lo avrebbe potuto salvare. Uno scherzo davvero macabro; una fine inutilmente crudele.
Per la seconda volta parve che il gioco fosse finito e il bicchierino venne rovesciato in acqua dal ricciuto zozzone la cui voce ancora non si era udita e che si presume, col senno di poi, che non avesse il dono della favella.
Ma un'ultima spiacevole sorpresa aspettava il povero animale perchè essendo lui, evidentemente l'unico argomento di conversazione disponibile all'interno del gruppo, venne nuovamente ripescato da impietose ciabatte e riportato sulla sabbia, dove iniziò una specie di balletto gnomo-granchio con cigliegina sulla torta: le immancabili risate generali.
La cosa era andata avanti un pò troppo e sarebbe finita male (per il granchio).
Rabbia si alzò e si diresse fino al granchio, camminando impassibile in mezzo al gruppo. Si chinò, prese il granchio tra le mani, si avvicinò di qualche passo al bagnasciuga e con un leggero movimento verso l'alto ed in avanti, lo fece cadere a qualche metro dalla riva, dove, essendo l'acqua molto più profonda, non poteva essere ripescato.
Si voltò e senza guardare nessuno ritornò da dove era venuta, pulendosi le mani dalla sabbia sul costume.
Vi fu un iniziale sbigottimento generale al quale seguì quella che avrebbe dovuto essere una battuta intelligente e spiritosa dell'uomo pensante, giacchè era l'unico ad aver dono della favella. Egli disse:
"Che gesto!!"
in tono falsamente ammirato.
Ma il fatto che guardasse verso il mare e non dritto in faccia a Rabbia; il fatto che avesse capito al volo di che tipo gesto si trattasse (animalista); il fatto che il tono fosse più dimesso e le risatine molto più stentoree; tutto questo parlava chiaramente di qualcuno che aveva subito una umiliazione e, peggio ancora, che era stato svergognato di fronte all'oggetto del suo desiderio, vale a dire le femmine.
A peggiorare la sua pessima figura, che forse gli avrebbe compromesso la conquista, vi fu la risposta di Rabbia:
"Il primo gesto intelligente da un quarto d'ora a questa parte".
Avrebbe dovuto bastare, ma se anche la faccia non era più salvabile, almeno l'ultima parola doveva averla lui. E così, cadendo ancora più in basso borbottò, in tono falsamente divertito e pateticamente profetico:
"Eeeehhh, salveranno il mondo!!"
Rabbia non rispose e pensò che sicuramente nessuno poteva salvare il mondo finchè in giro circolavano individui del genere.
Rimase sdraiata pensando con una certa soddisfazione che probabilmente lei era stata l'unica a raccogliere il "pericoloso crostaceo" a mani nude e che era stata l'unica ad infrangere il debole ma apparentemente indistruttibile vetro che separa un gruppo dal mondo circostante, a spezzare l'autorità. Rabbia sapeva che un gesto del genere nei confronti di quello che si credeva un maschio alfa, sicuramente non era stato ben digerito e si trastullò al pensiero..
Andarsene da li sarebbe stato molto più facile per Rabbia, ma rimanere significava imporre la propria presenza, anche in silenzio, perchè essa era palpabile e il colpo inferto decisamente duro.
Per oltre 15 minuti non si parlò d'altro nel gruppo, in toni sommessi e falsamente divertiti, quasi il gesto di Rabbia fosse stato paragonabile allo scatto d'ira di uno schizofrenico.
Poi forse il gruppetto comprese che era meglio seppellire l'argomento perchè proprio non faceva ridere, anzi, disturbava il clima di corteggiamento. Era meglio dimenticare subito e non compromettere la serata.
Fu allora che Rabbia raccolse le sue cose e se ne andò.
E se ne andò ben sapendo che certi episodi, sebbene possano esser seppelliti apparentemente, lasciano addosso uno strato di appiccicoso disagio e un'eco di delusione, per molto tempo...
In realtà questo episodio non ha nulla di straordinario, anzi, rappresenta la classica, stereotipata situazione in cui un gruppo si forma e interagisce.
Dimostra come all'interno del gruppo vi siano persone che giocano al comando, servendosi di fedeli scudieri, e persone che restano a guardare, dilettandosi nella consapevolezza di trovarsi al centro dell'attenzione e di essere oggetto di desiderio, oppure nascondendosi nel silenzio, troppo spaventate per azzardarsi a metter piede fuori dall' "area protetta".
Talvolta da simili circostanze ne esce qualche carattere forte. Sbagliando, osservando, imparando qualcuno riuscirà a diventare un individuo nell'accezione più completa del termine. Saprà uscire dal guscio, scoprire se stesso quel tanto che basta per autoriconoscersi come essere esistente aldifuori di confini di gruppo. Potrà riconoscere come suoi taluni pensieri e come sue talune opinioni e imparerà ad esporle ed imporle se necessario, senza timore dell'opinione altrui, per quanto autoritaria possa essere.
Ma la maggior parte di loro.. beh, resterà nel proprio piccolo, racchiuso, stagnante angolo di mare, a cacciare spasmodicamente il proprio granchio. Nessuna evoluzione, nessuna scala da salire, nessun progresso delle emozioni o delle aspirazioni o della consapevolezza.
Forse è il percorso più facile.
Ma è infinitamente triste.